Cookie Consent by Free Privacy Policy website Smart working: ci abbiamo messo una pezza o è iniziata una rivoluzione del rapporto di lavoro?
settembre 30, 2021 - Stati Generali “NUOVO” Mondo Lavoro

Smart working: ci abbiamo messo una pezza o è iniziata una rivoluzione del rapporto di lavoro?

LA NEW NORMALITY AVRA’ FORMA IBRIDA E DOVRA’ CONCILIARE ASPETTI GIURIDICI CON NUOVI MODELLI DI SENSO, AVERE A CUORE IL BENESSERE DELL’INDIVIDUO SENZA RINUNCIARE ALL’INTELLIGENZA COLLETTIVA

Agli Stati Generali Mondo del #lavoro ITALIA si parla di smart working e nuovi modelli organizzativi

Torino, 30 settembre 2021_Mercoledì a Torino gli Stati Generali Mondo del #lavoro ITALIA hanno ospitato una riflessione collettiva sullo smart working. Primo punto su cui tutti i presenti concordano, non chiamiamolo più così. Il tentativo di un neologismo più calzante porta a “lavoro flessibile in remoto autoregolato”. Terribilmente tecnico. Se vorremo chiamarlo smart dovremo dargli quella connotazione di intelligenza che l’urgenza pandemica non ha dato modo di esprimere. E gradualmente risolvere le tante contraddizioni che il puntiglioso dibattito pubblico sulle “quote smart” non risolverà.

La prima questione di non scarsa rilevanza, posta dall’Avv. Francesco Rotondi Managing Partner LabLaw Studio Legale Rotondi & Partners, specialista di diritto del #lavoro, è legata alla necessità di definire nuovi modelli organizzativi sulla cui base rivedere i modelli contrattuali. “Il nostro Paese ha storicamente vissuto un rapporto di #lavoro basato sullo scambio tra una prestazione lavorativa, ovvero la cessione di energia e tempo da parte del lavoratore, a fronte della sicurezza di un posto di #lavoro a tempo indeterminato, da cui l’attuale modello base di contratto di #lavoro e da cui anche le nostre remunerazioni storicamente sotto la media europea, appunto in cambio della tranquillità di un posto fisso. Prima ancora dello smart working la precarietà del mondo del #lavoro mette in discussione questo equilibrio. Tanto più quando viene liberalizzata la “resa della prestazione” nei tempi e nei luoghi. È un processo lungo che va pensato, perché cambia il significato contrattuale. Ma prima bisogna disegnare i nuovi modelli organizzativi e quindi mettere mano ai contratti. Lo smart working così com’è va bene se lo consideriamo un modello transitorio mentre si passa a quello che sarà in futuro”.

Maggiori informazioni nel comunicato stampa da scaricare