Brutto, secco, non sostenibile.
Sono questi tre degli aggettivi più quotati sul web per descrivere l’albero di #natale posto al centro di #piazzavenezia a #roma, ormai affettuosamente noto come “Spelacchio”.
“L’albero presenta oggettivamente dei traumi, tuttavia è necessario fare chiarezza su alcuni elementi e caratteristiche della pianta, per evitare di semplificare un tema delicato come quello della cura degli alberi e della gestione sostenibile delle foreste di provenienza”, sottolinea Antonio Brunori, segretario generale #pefc Italia.
Per questo motivo, PEFC Italia ha raccolto le cinque falsità più diffuse sui social network e sui quotidiani nazionali relative all’albero, per smontarle e raccontare chi sia davvero Spelacchio.
1. Dicono che: “Spelacchio ha pochi aghi perché è un larice e quindi perde le foglie d'inverno”
Falso perché: È un abete rosso (Picea abies), specie alpina sempreverde, i cui aghi non cadono durante i mesi più freddi.
2. Dicono che: “Spelacchio soffre perché ha radici sottili dopo l'estirpazione”
Falso perché: Gli abeti di queste dimensioni sono sempre tagliati, non avrebbe alcun senso estirparli per ripiantarli poiché non attecchirebbero e avrebbero bisogno di un vaso di dimensioni improponibili. Per questo motivo, vengono fissati ad un supporto a terra.
3. Dicono che: “Tagliare gli alberi non è sostenibile. Sarebbe più ecologico un albero di plastica”
Falso perché: gli alberi di plastica derivano dal petrolio e devono poi essere smaltiti come rifiuti speciali. Gli abeti “finti” sono erroneamente considerati i migliori per tutelare il nostro patrimonio boschivo ma in realtà – secondo uno studio di Coldiretti - i cinque milioni di alberi finti che vengono in media acquistati ogni anno emettono gli stessi gas di sei milioni di chilometri percorsi in macchina.
4. Dicono che: “È una distruzione della #natura, non è sostenibile”
Falso perché: il taglio di alberi di questo tipo viene sempre eseguito in modo responsabile e rispettando i ritmi naturali di crescita. La pianta viene scelta tra quelle mature, quelle in sovrannumero e seguendo dei piani di gestione del bosco o della foresta a cui appartiene, in questo caso quello della Magnifica Comunità della Val di Fiemme (in Trentino). L’albero di #piazzavenezia viene da un bosco certificato per la sua gestione sostenibile secondo due standard internazionali, cioè FSC e #pefc. Gli abeti che invece vengono collocati in casa provengono obbligatoriamente da vivai o da aree ad essi dedicate in aree ad economia marginale, come le aree interne dell’Appennino. La scelta sostenibile quindi è far si che i soldi vadano a chi gestisce la montagna piuttosto che a trasformatori di plastica spesso in altri continenti!
5. Dicono che: “Era una pianta che faceva fare brutta figura alla Magnifica Comunità di Fiemme. Per questo l’hanno data via!”
Falso perché:La pianta era ricca di rami e aghi ed il proprietario l'aveva scelta per la sua bellezza, come per anni l’ha già fatto per #piazzavenezia di #roma. Oltre ad una possibile rovina dovuta al trasporto forse incauto, è probabile che la pianta fosse stressata per la siccità che da 12 mesi ha colpito tutta l'Italia con piovosità ridotta al 50% (gli aghi di piante in queste condizioni cascano più rapidamente dopo il taglio).
“La serie di notizie errate o superficiali provenienti anche dal mondo accademico, che hanno sommerso Spelacchio sono la testimonianza, ancora una volta, della necessità di affidare la gestione delle foreste e delle alberature solo a chi sia veramente esperto in materia - dichiara Antonio Brunori, segretario generale del #pefc Italia - Il fatto che la pianta ormai susciti simpatia ai romani, non rende la situazione più leggera e dovrebbe far riflettere anche sul nostro rapporto con la #natura. Siamo ormai troppo abituati a vedere perfezione nei negozi e sui social network, da non renderci conto che la #natura è spesso imperfetta e che va protetta e difesa, dalla cura nel trasporto di un abete alla lotta ai cambiamenti climatici”.
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